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Le coste mediterranee sono esposte alla seria minaccia del cambiamento climatico: è una delle più importanti crisi che l’umanità abbia mai affrontato. L’innalzamento del livello del mare, il surriscaldamento delle acque e gli uragani, caratterizzati da dinamiche sempre più mutevoli, stanno già avendo un impatto severo sulla vita di più di un terzo della popolazione mediterranea, circa 180 milioni di persone.

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“Stiamo immaginando il futuro” spiega reggendo con un sacco pieno di rifiuti Inza Fofana, partito tre anni fa dalla Costa d’Avorio in guerra e arrivato in Italia su una barca, dopo aver attraversato l’Africa ed esser stato ospite per mesi dell’inferno libico. Inza è uno dei tanti ragazzi degli istituti Buccari e Marconi di Cagliari che sabato hanno partecipato all’iniziativa “#PlasticFreeGC”, promossa dal comando generale del Corpo delle Capitanerie di porto-Guardia Costiera su mandato del ministero dell’Ambiente.

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Il Coast Day compie 11 anni e rilancia la sfida per un uso sostenibile delle risorse costiere. Nato nel 2008 per promuovere la campagna sulla Gestione Integrata della Zona Costiera (GIZC), coordinato dall’agenzia PAP/RAC delle Nazioni Unite e promosso dal programma SMAP dell'Unione Europa e dal progetto METAP della Banca Mondiale, l'evento è finalizzato alla sensibilizzazione delle popolazioni dei paesi del Mediterraneo sul valore delle coste, sulla loro conservazione e tutela per uno sviluppo sostenibile.

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Sotto la luce accecante di giugno è necessario qualche istante per capire che l’enorme fenicottero rosa sormontato sul dorso da mezzo quintale di rifiuti non è un’allucinazione. Il pedalò della Cooperativa Golfo degli Angeli si avvicina allo scivolo del porto di Marina Piccola.

Sardegna come il Sahara? Sfatare i falsi miti aiuta a definire meglio la minaccia, che è reale e attuale. È perciò utile ricordare che il fenomeno della desertificazione non prevede la trasformazione dei territori a “chilometro zero” in distese sahariane con alte dune di sabbia (desertizzazione).

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Api, che passione! Non si contano gli scrittori, gli scienziati, i poeti che hanno scelto le api come oggetto di speculazione. Albert Einstein aveva lanciato il monito: “Se le api scomparissero dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”. Mario Rigoni Stern, scrittore legatissimo alla sua terra, l'altopiano di Asiago, ne aveva sottolineato la vocazione sociale: “Le api sono 'insieme' e non individui.