Corrado Sorrentino
“Ci sono momenti in cui non sono più qui. Il corpo va, ma non sono io a condurlo. Nuoto a occhi chiusi, sono in un’altra dimensione, dove non esiste il dolore. A volte è come se il mio corpo appartenesse ad un altro, come se qualcuno mi venisse a trovare”.
Nelle maratone per mare di Corrado Sorrentino la fatica dilegua nella trance agonistica, e questa a sua volta è la chiave per lo spazio mistico, il ritorno al mondo attraverso l’oblio del mondo, la consacrazione della pienezza nell’assenza di sé. Essere tutte le forme dell’acqua.
Quarantotto anni, cagliaritano, una vita trascorsa in piscina e un interminabile elenco di vittorie sportive: tre titoli nazionali assoluti, medaglia agli europei juniores, quattro titoli mondiali master, una brillante carriera nella pallanuoto e con la maturità nell’insegnamento: “Allenare ti offre l’opportunità di vedere ogni giorno tanti bambini, tanti giovani. Molti adulti pensano che i ragazzi di oggi siano degli alieni perduti nei telefoni. Non è vero. Se hai pazienza finiscono per seguirti, decidono di cominciare un percorso di trasformazione individuale. Molti allievi, nel tempo, tornano a ringraziarmi per la mia severità. Bisogna scommettere, provare”.
Fra pochi giorni Sorrentino s’inoltrerà in un’impresa mai azzardata da nessuno: compiere a nuoto il periplo della Sardegna. Settecento chilometri, cinquantotto tappe, quasi tutte da dodici chilometri. Lungo il percorso verranno organizzati piccoli eventi di raccolta fondi in favore dell’organizzazione di volontariato “Amelia Sorrentino”. L’obiettivo è quello di dotare il reparto di oncoematologia pediatrica dell’ospedale microcitemico di Cagliari di un sistema di monitoraggio multiparametrico.
“L’associazione è nata tre anni e mezzo fa, quando ho perso mia figlia Amelia a causa di un volvolo intestinale, una malattia di difficile individuazione, fulminante. Quando ancora era in vita io e la mia compagna ci siamo ripromessi di fare qualsiasi cosa in nostro potere per migliorare la condizione dei bambini affetti da patologie gravi. Abbiamo imparato tanto da loro, dai sorrisi perenni nei letti d’ospedale. Amelia ci ha dato una grande opportunità. Cerchiamo di onorarla. Quando perdi tutto sopravvivono solo le cose davvero importanti”.
Per supportare la raccolta fondi Corrado ha fatto ciò che gli riesce meglio, nuotare. Nel settembre 2019 e nel luglio 2020 lo ha fatto per 21 km, unendo Torre delle stelle e Cagliari. L’estate scorsa ha circumnavigato l’isola di S. Pietro, 32 km in tratta unica. Preziose le molte donazioni di materiali fatte agli ospedali sardi attraverso l’associazione.
Ora lo aspetta la sfida più grande. Partirà da Marina Piccola, dove Amelia ha imparato a nuotare. Qui tornerà, dopo quasi 50 giorni: “Prima di entrare in acqua per gli allenamenti ripeto sempre a me stesso d’essere rispettoso. È incredibile l’arroganza con cui gli esseri umani trattano il mare. Lo infestiamo di barche, di plastica, di rumori. Durante il giro della Sardegna passerò al gommone che mi segue i rifiuti incontrati in superficie o sul fondo. Sono estremamente orgoglioso di farlo da ambasciatore della Fondazione MEDSEA. In questo periodo quando nuoto incrocio molte meduse, sono grandi e viola. E mi ritrovo a salutarle, a dialogare con loro. Dobbiamo proteggere tutto ciò che è bello, tutto ciò che vive”.
Contatti
Corrado Sorrentino
“Ci sono momenti in cui non sono più qui. Il corpo va, ma non sono io a condurlo. Nuoto a occhi chiusi, sono in un’altra dimensione, dove non esiste il dolore. A volte è come se il mio corpo appartenesse ad un altro, come se qualcuno mi venisse a trovare”.
Nelle maratone per mare di Corrado Sorrentino la fatica dilegua nella trance agonistica, e questa a sua volta è la chiave per lo spazio mistico, il ritorno al mondo attraverso l’oblio del mondo, la consacrazione della pienezza nell’assenza di sé. Essere tutte le forme dell’acqua.
Quarantotto anni, cagliaritano, una vita trascorsa in piscina e un interminabile elenco di vittorie sportive: tre titoli nazionali assoluti, medaglia agli europei juniores, quattro titoli mondiali master, una brillante carriera nella pallanuoto e con la maturità nell’insegnamento: “Allenare ti offre l’opportunità di vedere ogni giorno tanti bambini, tanti giovani. Molti adulti pensano che i ragazzi di oggi siano degli alieni perduti nei telefoni. Non è vero. Se hai pazienza finiscono per seguirti, decidono di cominciare un percorso di trasformazione individuale. Molti allievi, nel tempo, tornano a ringraziarmi per la mia severità. Bisogna scommettere, provare”.
Fra pochi giorni Sorrentino s’inoltrerà in un’impresa mai azzardata da nessuno: compiere a nuoto il periplo della Sardegna. Settecento chilometri, cinquantotto tappe, quasi tutte da dodici chilometri. Lungo il percorso verranno organizzati piccoli eventi di raccolta fondi in favore dell’organizzazione di volontariato “Amelia Sorrentino”. L’obiettivo è quello di dotare il reparto di oncoematologia pediatrica dell’ospedale microcitemico di Cagliari di un sistema di monitoraggio multiparametrico.
“L’associazione è nata tre anni e mezzo fa, quando ho perso mia figlia Amelia a causa di un volvolo intestinale, una malattia di difficile individuazione, fulminante. Quando ancora era in vita io e la mia compagna ci siamo ripromessi di fare qualsiasi cosa in nostro potere per migliorare la condizione dei bambini affetti da patologie gravi. Abbiamo imparato tanto da loro, dai sorrisi perenni nei letti d’ospedale. Amelia ci ha dato una grande opportunità. Cerchiamo di onorarla. Quando perdi tutto sopravvivono solo le cose davvero importanti”.
Per supportare la raccolta fondi Corrado ha fatto ciò che gli riesce meglio, nuotare. Nel settembre 2019 e nel luglio 2020 lo ha fatto per 21 km, unendo Torre delle stelle e Cagliari. L’estate scorsa ha circumnavigato l’isola di S. Pietro, 32 km in tratta unica. Preziose le molte donazioni di materiali fatte agli ospedali sardi attraverso l’associazione.
Ora lo aspetta la sfida più grande. Partirà da Marina Piccola, dove Amelia ha imparato a nuotare. Qui tornerà, dopo quasi 50 giorni: “Prima di entrare in acqua per gli allenamenti ripeto sempre a me stesso d’essere rispettoso. È incredibile l’arroganza con cui gli esseri umani trattano il mare. Lo infestiamo di barche, di plastica, di rumori. Durante il giro della Sardegna passerò al gommone che mi segue i rifiuti incontrati in superficie o sul fondo. Sono estremamente orgoglioso di farlo da ambasciatore della Fondazione MEDSEA. In questo periodo quando nuoto incrocio molte meduse, sono grandi e viola. E mi ritrovo a salutarle, a dialogare con loro. Dobbiamo proteggere tutto ciò che è bello, tutto ciò che vive”.
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