Eja TV
Una web tv, la prima nell’isola, nata per tutelare i diritti linguistici della Sardegna. Nel tempo della comunicazione forsennata e globale Eja TV rallenta, si dedica alle profondità di una terra e di un popolo, alle culture minoritarie.
È sufficiente aprire il sito di EjaTV, collegarsi al canale sul digitale terrestre per apprezzarne la diversità, le armoniose note stonate. La Sardegna, storicamente timida nella scelta della propria identità, confusa dall’esotismo del discorso straniero, ritrova la sua voce più autentica, diventa narrazione spontanea e collettiva. Il linguaggio è la casa dell’essere, basta prestare ascolto.
“EjaTV nasce come canale millennial, ispirata dalle possibilità che si sono spalancate con la nascita dei social network, capaci di innescare circuiti di esperienze prima impensabili. Nel tempo ha cambiato più volte natura, ma ha sempre mantenuto chiara davanti a sé la propria missione: avvicinare un sentire condiviso ma disperso, creare un ecosistema sociale autentico che sappia accompagnare la Sardegna nel nuovo millennio. Per questo non inseguiamo la cronaca, ma preferiamo dedicarci alla cultura, agli approfondimenti”, racconta Tore Cubeddu, regista, scrittore ed editore della prima vera televisione dei sardi.
Luoghi, volti, storie e varianti linguistiche (sardo, algherese, gallurese e tabarchino) costruiscono un’immagine autentica dell’isola, sia quando a esser trattati sono i temi della contemporaneità, sia quando il racconto ripercorre il filo delle tradizioni più antiche. I viaggi on the road, il racconto dei mestieri tradizionali e delle imprese d’avanguardia, i programmi dedicati ai bambini, alla lingua, all’arte, ai migranti: “Sono palestinese e sardo. Sono mezzo africano, del Senegal, e mezzo italiano. Sono metà italiana e metà Rom, perché siamo nati in Italia. Dell’Ucraina, sono nata qua però i miei genitori sono nati in Ucraina. Mi sento italiano. Mi sento sarda” si può ascoltare dal caleidoscopio di voci nel documentario “Sena Làcanas”, senza confini. Come se il presente, e il futuro, fossero una musica leggera che pochi ancora sanno ascoltare, restituire in immagine, danzare. Uomini e donne, anziani e bambini si muovono nella bellezza antica di borghi, sono agricoltori, pastori, pescatori in laguna, migranti che vengono dal mare, giovani che lo sorvolano per poi tornare dove respira lenta l’identità profonda.
“Collaboriamo con il Cagliari Calcio, con tutti i festival letterari e molte iniziative di natura culturale. Ma anche con chiunque si trovi ai margini della comunicazione”, spiega Cubeddu, che conclude: “Abbiamo sempre dato ampio spazio al tema ambientale. Non possiamo che partecipare attivamente alla costruzione di un futuro dove i sardi abbiano ritrovato e consolidato il rapporto identitario che li lega al patrimonio naturale custodito nell’isola. La partnership con MEDSEA vuole suggellare questo proposito, la volontà di appartenere a un percorso comune”.
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Una web tv, la prima nell’isola, nata per tutelare i diritti linguistici della Sardegna. Nel tempo della comunicazione forsennata e globale Eja TV rallenta, si dedica alle profondità di una terra e di un popolo, alle culture minoritarie.
È sufficiente aprire il sito di EjaTV, collegarsi al canale sul digitale terrestre per apprezzarne la diversità, le armoniose note stonate. La Sardegna, storicamente timida nella scelta della propria identità, confusa dall’esotismo del discorso straniero, ritrova la sua voce più autentica, diventa narrazione spontanea e collettiva. Il linguaggio è la casa dell’essere, basta prestare ascolto.
“EjaTV nasce come canale millennial, ispirata dalle possibilità che si sono spalancate con la nascita dei social network, capaci di innescare circuiti di esperienze prima impensabili. Nel tempo ha cambiato più volte natura, ma ha sempre mantenuto chiara davanti a sé la propria missione: avvicinare un sentire condiviso ma disperso, creare un ecosistema sociale autentico che sappia accompagnare la Sardegna nel nuovo millennio. Per questo non inseguiamo la cronaca, ma preferiamo dedicarci alla cultura, agli approfondimenti”, racconta Tore Cubeddu, regista, scrittore ed editore della prima vera televisione dei sardi.
Luoghi, volti, storie e varianti linguistiche (sardo, algherese, gallurese e tabarchino) costruiscono un’immagine autentica dell’isola, sia quando a esser trattati sono i temi della contemporaneità, sia quando il racconto ripercorre il filo delle tradizioni più antiche. I viaggi on the road, il racconto dei mestieri tradizionali e delle imprese d’avanguardia, i programmi dedicati ai bambini, alla lingua, all’arte, ai migranti: “Sono palestinese e sardo. Sono mezzo africano, del Senegal, e mezzo italiano. Sono metà italiana e metà Rom, perché siamo nati in Italia. Dell’Ucraina, sono nata qua però i miei genitori sono nati in Ucraina. Mi sento italiano. Mi sento sarda” si può ascoltare dal caleidoscopio di voci nel documentario “Sena Làcanas”, senza confini. Come se il presente, e il futuro, fossero una musica leggera che pochi ancora sanno ascoltare, restituire in immagine, danzare. Uomini e donne, anziani e bambini si muovono nella bellezza antica di borghi, sono agricoltori, pastori, pescatori in laguna, migranti che vengono dal mare, giovani che lo sorvolano per poi tornare dove respira lenta l’identità profonda.
“Collaboriamo con il Cagliari Calcio, con tutti i festival letterari e molte iniziative di natura culturale. Ma anche con chiunque si trovi ai margini della comunicazione”, spiega Cubeddu, che conclude: “Abbiamo sempre dato ampio spazio al tema ambientale. Non possiamo che partecipare attivamente alla costruzione di un futuro dove i sardi abbiano ritrovato e consolidato il rapporto identitario che li lega al patrimonio naturale custodito nell’isola. La partnership con MEDSEA vuole suggellare questo proposito, la volontà di appartenere a un percorso comune”.
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