Un paradiso perduto, diviso nell’incidenza dei rischi fra nord e sud. È quanto emerge dall’ultimo rapporto del MedECC (il network che riunisce gli esperti mediterranei sui cambiamenti climatici e ambientali), “Risks associated to climate and environmental changes in the Mediterranean region”. Nel Mare Nostrum la temperatura media rispetto all’era pre-industriale è aumentata di 1,5 C. Un dato, questo, che se non contrastato da interventi di mitigazione potrebbe portare alcune regioni a registrare aumenti fino a 2,2 C nel 2040, e 3,8 nel 2100, con conseguenze catastrofiche per una popolazione mediterranea nel frattempo cresciuta esponenzialmente.
Siccità ed eventi estremi come inondazioni e alluvioni saranno le conseguenze visibili di un drammatico mutamento nel ritmo e nell’intensità delle precipitazioni. L’incremento delle temperature interessa naturalmente anche le sterminate masse d’acqua marina. Dal 1945 al 2000 il Mediterraneo è cresciuto costantemente, con un’impennata a partire dal 1970 che porta l’aumento annuale a 1,1 mm. Le proiezioni effettuate sulla fine del secolo oscillano fra i 52 e i 190 cm. Basterebbe un metro per condannare larghi tratti delle coste abitate alla sommersione. Mari ed oceani accolgono il 30% dell’anidride carbonica generata dalla attività umane. Il processo di acidificazione che ne consegue porta già oggi a impatti devastanti sulla biologia marina. La diminuzione di 1,1 nel valore del Ph, avvenuta durante l’epoca industriale, è un fenomeno mai visto negli ultimi 65 milioni di anni.
Mari, coste e zone umide, campagne, boschi, montagne e tutta la fauna che li popola sono destinati ad affrontare un’accelerazione del rivolgimento ecosistemico in corso. L’uomo, unica causa del deterioramento generalizzato, è il primo a patirne le conseguenze.
Una dei fenomeni maggiormente percepiti dalle popolazioni mediterranee sarà la drastica riduzione della disponibilità d’acqua dolce. Ghiacciai, fiumi, laghi e falde acquifere rischiano di trovarsi gravemente diminuiti. Il numero delle persone che soffrono la carenza d’acqua potrebbero passare in soli venti anni da 180 a 250 milioni. Una moltitudine di piccole storie locali già oggi certificano i rischi cui andrà incontro il settore agricolo, che impegna le risorse idriche con percentuali oscillanti fra il 50 e il 90% del totale. L’acqua, sempre più difficile da irregimentare in sistemi di distribuzione razionale, è soggetta anche all’incidenza crescente di svariate forme d’inquinamento.
Breve è il passaggio che trasforma la febbre ambientale in febbre sociale. Pochi ricordano come la guerra siriana, ancora in corso, sia stata “preparata” nel 2010 da una siccità che ha spazzato via le produzioni agricole, mettendo in ginocchio larghi strati di una popolazione già pericolosamente prossima alla linea rossa della sussistenza. La sistematicità e la contaminazione dei fenomeni è talmente preoccupante da aver suggerito anche alle Nazioni Unite di dedicare l’annuale report sull’acqua al legame che questa conserva con i cambiamenti climatici. Nel 2050, annuncia lo studio, ben 5 miliardi di persone potrebbero trovarsi ad affrontare quotidianamente la penuria delle risorse idriche. Restano trenta anni per scongiurare le guerre dell’acqua.
Altro elemento cruciale è quello legato alla salute: “È certo- sottolinea il rapporto- che il riscaldamento, oltre ad aumentare la frequenza degli eventi atmosferici estremi come le alluvioni, contribuirà alla diffusione di malattie originate nell’acqua”. Forme di febbre tropicale sono state registrate fra il 2010 e il 2017 in Italia, Francia e Croazia. Le alluvioni, continua il report MedECC, possono portare a infezioni enteriche, allergie e asma, a un aumento delle malattie mentali e alla potenziale intossicazione da sostanze chimiche. La scomparsa delle zone umide, la selvaggia costruzione sulle coste e sui fiumi potrebbe favorire il naturale ciclo di trasmissione delle infezioni.
A pagare il dazio più alto saranno le popolazioni del nord Africa e del Medio Oriente, passate dal 1960 al 2017 da 115 a 444 milioni. Il poderoso aumento del dato demografico è direttamente proporzionale al grado di fragilità sistemica registrato in un contesto dalle forti similitudini ambientali e culturali. A dimostrarlo un’analisi dei rischi costieri sui territori regionali condotto dalla Fondazione MEDSEA e successivamente accolto all’interno del report MedECC. La cartina che riassume il lavoro dei ricercatori MEDSEA Alessio Satta e Manuela Puddu, dedicata ai rischi che interessano le regioni costiere, vede distendersi con uniformità la sequenza dei luoghi dove i pericoli sono più importanti e imminenti. Le piccole sfere rosse si susseguono ininterrotte dal Marocco alle coste turche, nell’immenso contesto sociale che anche dalla scienza politica è assimilato nell’acronimo MENA, Middle East and North Africa. È agli attori istituzionali che si rivolge l’accurato studio MedECC, perché dedichino attenzione e risorse al declino ambientale del Mediterraneo, soprattutto per le regioni che più di altre, fin dall’epoca delle rivoluzioni politiche ed economiche che chiamiamo epoca moderna, hanno mostrato fragilità strutturali che rischiano di rendere ancora più amaro il futuro sul quale incombono i cambiamenti climatici.
Ultime notizie
MEDSEA aderisce al Camargue Red Alert con la Mediterranean Alliance for Wetlands per salvare l'avifauna
La Fondazione MEDSEA ha ufficialmente aderito, insieme ad altre 73 organizzazioni internazionali, al "Camargue Red Alert", un appello collettivo per salvaguardare le zone umide della Camargue, in Francia.
Wetland4Change: MEDSEA a Valencia per trovare soluzioni al cambiamento climatico grazie alle zone umide
Il team MEDSEA ha preso parte al secondo incontro del Consorzio dei partner del progetto Wetland4Change a Valencia, dal 26 al 28 novembre 2024, nell’incontro organizzato dai partner di progetto locali, Università…
A Malta il primo progetto di ripristino delle praterie di Posidonia e' condotto dalla Fondazione MEDSEA
Isole diverse, ma con problematiche simili per gli ecosistemi marini, fortemente minacciati dagli ancoraggi liberi e non regolamentati dalla nautica da diporto e dalla pesca a strascico praticata illegalmente. A…
Siamo tutti a rischio ''Valencia'', e vi spieghiamo perche'
Le recenti inondazioni a Valencia sono un esempio tangibile di come gli eventi estremi legati al cambiamento climatico stiano aumentando in frequenza, intensità e durata, colpendo duramente il Mediterraneo, un vero e proprio…
Avviato il monitoraggio delle praterie di Posidonia oceanica nell’Area Marina Protetta di Capo Testa Punta Falcone
Sono ufficialmente iniziate le attività di monitoraggio delle praterie di Posidonia oceanica nell’Area Marina Protetta (AMP) di Capo Testa Punta Falcone, situata a Santa Teresa Gallura. Nei giorni scorsi, il team marino della…
TransformAr: tempo di bilanci ad Exeter nel 7° Meeting dei Partner
A fine settembre si è tenuto a Exeter, nel sud-ovest dell'Inghilterra, il settimo incontro del Consorzio del progetto TransformAr, organizzato dal partner Westcountry Rivers Trust, che coordina le soluzioni basate sulla…
Architettura e ambiente delle zone umide a Costa produttiva, dall'8 al 14 settembre a Marceddì
Dal 8 al 14 settembre, Marceddì (OR) si è tenuto Costa Produttiva, un laboratorio multidisciplinare che unisce ricerca, innovazione e sostenibilità per il futuro delle nostre coste. Organizzato dal DICAAR dell'Università…
Premio Festambiente di Legambiente all'Isolotto di Cozze nello stabilimento Nieddittas
Questa estate il Premio Biodiversità 2024 - Assunta Maria Brachetta Festambiente di Legambiente, è stato assegnato a Nieddittas per il progetto dell’isolotto di gusci di cozze realizzato in collaborazione con MEDSEA, al largo di Corru…
Open day TransformAr a Marceddì: Stagni e Lagune per reimmaginare il futuro
Stagni e lagune come soluzioni naturali per adattarsi ai cambiamenti climatici. Di questo si è parlato in una passeggiata immersiva tra la laguna di Marceddì e lo stagno di San…
MEDSEA a Rovinj per l'incontro della missione Natural Heritage dell'Interreg Euro-MED sulla comunicazione dei progetti
MEDSEA ha fatto tappa a Rovigno, Croazia, dal 26 al 27 giugno 2024 per partecipare alle attività della missione Interreg Euro-MED Natural Heritage, che raccoglie i progetti tematici di questo triennio…
DesirMED: Soluzioni Naturali per l'Adattamento Climatico, confronto tra le regioni nell'assemblea di metà anno
Il progetto DesirMED ha recentemente tenuto la sua General Assembly online, il 19 e 20 giugno, per fare il punto sui progressi delle attività nel primo semestre. Un incontro che ha visto…
A Caccia di Rifiuti alla Sella del Diavolo per Difendere i cetacei
Quasi una tonnellata di rifiuti recuperate a terra e a mare questa mattina a Puliamo la Sella! a Cagliari. Plastiche, attrezzature da mare, come un’intera barca recuperata a pezzi e oggetti bizzarri…
Restauro attivo della Posidonia oceanica: MEDSEA alla World Seagrass Conference 2024 di Napoli
MEDSEA si conferma sempre più in prima linea nella restoration attiva della Posidonia oceanica, un tema cruciale per la conservazione degli ecosistemi marini del Mediterraneo. Di recente, è stata pubblicata…
Open Day di TransformaAr il 5 Luglio 2024 nella laguna di Marceddì a Terralba
Il 5 luglio TransformAr si racconta al pubblico con uno speciale Open Day. Il progetto Europeo Horizon 2020 che mira a sviluppare soluzioni di adattamento trasformativo al cambiamento climatico - e che proprio negli stagni di Terralba…
Puliamo la Sella! 2024 dedicato agli amici Cetacei, con WWF, ritorna a Cagliari il 15 giugno 2024
Il clean up costiero organizzato dalla Fondazione MEDSEA, Puliamo la Sella!, ritorna a Cagliari il prossimo 15 giugno. L'evento, giunto quest'anno alla sua sesta edizione, si svolgerà in una speciale edizione dedicata agli…
Deep Dive, Il talk per la Giornata Mondiale degli Oceani
La Giornata Mondiale degli Oceani è stata l’occasione per ribadire l'importanza di agire ora per proteggere uno dei nostri beni più preziosi: l’ecosistema marino e costiero. La coalizione delle Fondazioni…
- 1
- 2
- 3
- 4