“Il Mediterraneo è sempre stato uno dei mari più pescosi al mondo, per questo nei secoli ha costantemente subito un eccessivo sfruttamento da parte dell’uomo. Oggi la situazione nel nostro mare è critica, sono molte le specie e gli habitat a rischio”, spiega Francesca Frau dalle stanze dell’Area Marina Protetta Capo Carbonara. Una vita dedicata al mare, alle sue meraviglie e ai pericoli che le minacciano quella della biologa marina. La ricerca condotta sui libri, a bordo delle imbarcazioni o sul fondale, in immersione. Domani a restituire alle acque Beta, tartaruga che rischiava di morire a causa dell’ingestione di plastica. Pochi giorni fa all’Università di Milano-Bicocca per la conferenza “Oceansafe: l’importanza e la fragilità del mondo acquatico”.
Oltre 500 fra studenti, docenti e associazioni hanno ascoltato il capitano e attivista Paul Watson, anima di Sea Shepherd, Cyrill Gutsch, designer pluripremiato per la sostenibilità e fondatore di Parley for the Oceans, (network di persone unite dall’obiettivo di ripulire il mare dalla plastica), Federica Guerrini, dottoranda in ingegneria ambientale al Politecnico di Milano e Francesca Frau, fra i fondatori di MEDSEA. A introdurre i lavori Sofia Bonicalza, atleta italiana d’eccellenza e esempio per molti giovani, in prima fila nella lotta per il rispetto dell’ambiente.
“È stato un grande momento divulgativo. Come ha spiegato Paul Watson, “solo la consapevolezza dell’importanza di un equilibrio fra uomo ed ecosistema può salvare i nostri mari”, racconta Frau, intervenuta alla conferenza con un’analisi specifica delle acque mediterranee. La pesca a strascico rovina i fondali e non essendo selettiva raccoglie anche la fauna ittica non pienamente sviluppata, minando il processo riproduttivo. Il tonno rosso è forse l’esempio più eclatante dell’overfishing, sia per il pericolo corso, sia per la ritrovata stabilità della specie, favorita dalle limitazioni internazionalmente poste alla pesca.
“Dobbiamo orientarci verso regimi di pesca sostenibile. Ma sono tanti gli elementi che rompono gli equilibri ecosistemici”, continua Frau. “Il traffico nautico, per esempio, con gli sversamenti accidentali, l’inquinamento acustico, la collisione di navi cargo e passeggeri con tartarughe e cetacei. Le acque di sentina e zavorra che trasportando batteri da una parte all’altra del Mediterraneo possono favorire morie terribili, come quella della Pinna nobilis, la nostra nacchera di mare”. E la plastica, naturalmente. In aprile, nella spiaggia di Cala Romantica, Costa Smeralda, è stata rinvenuta la carcassa di un capodoglio. Nel ventre del gigante degli abissi 22 chili di plastica, una busta recante ancora il codice a barre, e un feto mai nato. Ben altro destino, quello di Beta.
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